domenica 21 agosto 2011

La politica del malaffare: da tangentopoli ad oggi, nulla è cambiato

Tutto era cominciato un mattino d'inverno, il 17 febbraio 1992, quando, con un mandato d'arresto, una vettura dal lampeggiante azzurro si era fermata al Pio Albergo Trivulzio e prelevava il presidente, l'ingegner Mario Chiesa, esponente del Partito Socialista Italiano con l'ambizione di diventare sindaco di Milano. Lo pescano mentre ha appena intascato una bustarella di sette milioni, la metà del pattuito, dal proprietario di una piccola azienda di pulizie che, come altri fornitori, deve
versare il suo obolo, il 10 per cento dell'appalto che in quel caso ammontava a 140 milioni”. Con queste parole Enzo Biagi, nel suo libro autografo “Era Ieri”, parla dell’inizio di “Mani Pulite”, l’inchiesta giudiziaria che portò agli arresti numerose illustre personalità politiche, dell’economia e delle istituzioni italiane.


Da quel lontano 1992, molti si indignarono e si cercò, invano(?), di cambiare lo scenario politico esistente.
Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gherardo Colombo, Ilda Boccassini, Francesco Saverio Borrelli e il suo vice Gerardo D'Ambrosio, furono coloro che per molti anni indagarono e misero sotto gli occhi di tutti il sistema politico-clientelare che si era consolidato all’interno dei palazzi del “potere”.
Un sistema che fece scomparire dallo scenario politico gli storici partiti principali che governarono l’Italia per 50 anni: la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano, il PSDI, il PLI e molti altri che furono fortemente ridimensionati.

Furono gli anni in cui Bettino Craxi, uno degli inquisiti più celebri di Tangentopoli, scappò ad Hammamet, protetto dall’amico Ben Alì in Tunisia, dichiarandosi ufficialmente latitante dopo le prove sempre più schiaccianti nei suoi confronti che emergevano dal “processo Cusani”.
Tangentopoli, insomma, chiuse definitivamente una stagione politica che vedeva costantemente collusi uomini delle istituzioni con il malaffare.

Si passò al 1994 con la nascita di Forza Italia, il neo partito dell’imprenditore Silvio Berlusconi (oggi Presidente del Consiglio) che conscio dell’instabilità politica di quegli anni, scese direttamente in campo mostrando un’aria di rinnovamento della politica. Furono gli anni in cui molti degli attuali ministri, primo fra tutti il Guardasigilli Angelino Alfano, sposarono quell’idea in nome di un cambiamento dell’Italia. A marzo dello stesso anno, quell’idea coinvolse l’Italia che gli fece vincere le elezioni politiche. Si passò alla cosiddetta “Seconda Repubblica”.
Il 13 luglio 1994, il governo emanò un decreto legge (cosiddetto “decreto Biondi” - dall'allora Ministro della Giustizia Alfredo Biondi) che favoriva gli arresti domiciliari nella fase cautelare per la maggior parte dei crimini di corruzione. Un fatto significativo che fece insorgere l’indignazione dell’opinione pubblica, con Alleanza Nazionale e la Lega Nord (alleati con la maggioranza di governo) che si dichiaravano pronti a togliere la fiducia all’esecutivo.
L’anno 1994 rappresentò così la scalata politica di Silvio Berlusconi che da circa un ventennio, con breve parentesi di governi di sinistra, ha dettato il quadro politico dell’Italia fino ad oggi. Un percorso non sempre facile e scandagliato da numerose vicende giudiziarie che lo riguardano ancora oggi.

Ma la breve analisi storica serve oggi per porre una riflessione: da quel lontano 1992 (tangentopoli) che cosa è cambiato nella politica italiana?
Le vicende giudiziarie che giorno dopo giorno vedono al centro del ciclone giudiziario sempre più personalità politiche, che a vario titolo vengono accusate di corruzione, ci fa riflettere su come l’intero sistema sia pervaso da, quello che potremmo senz’altro definire, un innato senso del malaffare. Ovviamente i distinguo è opportuno farli, ma come si può pensare di poter avere fiducia in un quadro odierno che vede costantemente uomini delle istituzioni essere coinvolti, o addirittura attori principali, di una lobby politico-mafiosa-clientelare?

Tutto doveva cambiare da quel 1992, ed invece il tempo si è fermato: è cambiato solo il modo di approcciarsi. Oggi sembra che non ci si indigna più, il sistema è saturo e sentire al tg o leggere nei giornali che questo o quel politico sia un “mafioso” o un “corrotto” sembra non interessare più a nessuno. Sì, perché oramai è una notizia che viene giornalmente riportata sui media che quasi nessuno più si scandalizza.
Destra, sinistra, centro, sotto, sopra, rosso, giallo, blu: di tutti i tipi e di tutti i colori, lo scontro politico sembra essere solo all’interno del Parlamento, dove ognuno recita la parte che il regista gli ha affidato. Finita la ripresa e l’ultimo ciak, si torna a parlare d’affari e di clientele.

La politica di oggi? Uguale a quella di ieri!

Francescochristian Schembri

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