sabato 27 agosto 2011

Sciopero Calciatori: secondo Della Valle bisogna rivoluzionare il calcio

Oggi niente campionato di Serie A. Gli appassionati dello sport più seguito d’Italia dovranno così aspettare le prossime settimane (la prima di Serie A forse verrà recuperata il prossimo 21 dicembre ndr) anche se Giancarlo Abete lancia l’allarme per quanto riguarda i successivi turni poiché v’è il rischio che ne saltino anche altri.

Una situazione che non si era mai verificata e che vede come contendere il mancato accordo con la Lega di serie A che dice no alla proposta di contratto ponte avanzata dal presidente dell'Assocalciatori Damiano Tommasi.
Sulla vicenda non si è fatto mancare l’intervento di Diego Della Valle, che ha fatto sapere come questo calcio “è un baraccone, inadeguato, infido, insomma è tutto da rifare”.

Non potevo stare in silenzio” sottolinea il Presidente della Fiorentina, che evidenzia come il suo sfogo non è a caso: “Non sto parlando a vanvera”.
Nella finanza – dichiara Della Valle – è la Consob a fare le regole, non le società. Allo stesso modo nel calcio serve una authority esterna che stabilisca regole e paletti e li faccia applicare costruendo un percorso per il calcio del futuro. Bisogna spazzare via tutto, riscrivere le regole. E, a farlo, non possono essere gli attori del calcio ma qualcuno con autonomia di operare. Il 30% dei presidenti la pensa come me, il 50% no perché sono il mio opposto”.

L’allarme lanciato riguarda insomma quei presidenti che pensano a se stessi e non sono disponibili a sedersi su un tavolino per discutere sul futuro del calcio: “Pensano solo ai fatti propri. Difficile metterli insieme per parlare del futuro del calcio”. Magari quotando in borsa... “Una cosa assurda, non saprei cosa raccontare agli investitori”.

Ma la vera assurdità sta nel fatto che scioperano i calciatori, ovvero coloro che costituiscono, forse insieme alla politica, una delle “caste” più privilegiate. Infatti se pensiamo ai contratti milionari dei calciatori, viene quasi da ridere se la “vessata quaestio” è, tra le altre cose, riconducibile al possibile “contributo di solidarietà” introdotto dal governo. Chi deve pagare? Il calciatore o la società?

E chi pensa all’italiano medio? Se quest’ultimo poteva trovare 90 minuti di pace e relax la domenica, sembra che quest’anno può solo pregare un Dio… e certamente non è il Dio “denaro”.

Francescochristian Schembri

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